Se il ruolo dei computer nella nostra vita quotidiana è sempre più ampio e pervasivo, per la scienza il discorso vale anche di più. Dai computer si dipende per velocizzare ogni tipo di operazione, e certi compiti in apparenza semplici richiedono potenze di calcolo notevoli. Questo fatto ha portato il fisico Stephen Jordan, del National Institute of Standards and Technology (NIST), a riflettere su un problema interessante che la natura pare abbia risolto da sé.
Supponete di avere alcuni milioni di cifre molto grandi, e di doverle dividere in due gruppi. Semplice no? Per nulla. La matematica necessaria a svolgere un compito del genere è talmente complessa da fornire la base per i moderni sistemi di crittografia.
Sorpresa delle sorprese, il cosmo potrebbe avere affrontato lo stesso tipo di problema nell’atto di distribuire la propria energia attraverso lo spazio. Pare infatti che le forze fondamentali su cui si basa il nostro Universo siano in un equilibrio tale da permettere alla materia di essere stabile. Per includere questa particolarissima condizione nelle equazioni della Relatività Generale, Einstein definì una costante cosmologica il cui valore non è zero (il che descriverebbe un Universo immobile, statico) ma vi si avvicina. In tal modo, si da spiegazione delle tante evidenze sperimentali che vedono il cosmo in costante espansione.
L’idea di Jordan è che da ben 13.7 miliardi di anni, il nostro Universo funzioni come un computer il cui task principale è distribuire armonicamente le proprie energie. Ciò che i nostri telescopi mostrano, dunque, non è che il risultato di questo continuo calcolare. Per lo scienziato, lo studio del cosmo potrebbe custodire le risposte ai più complessi dilemmi matematici del nostro piccolo mondo. La domanda è, avremo potenza di calcolo a sufficienza per risolverli? Le ricerche di Microsoft nel campo dei computer quantici (continua a leggere) potrebbero rivelarsi preziose in tal senso.